La vignetta qui sotto venne pubblicata nel dicembre 1983
Diavolo di un Pillinini
Nico Pillinini arriva alla Gazzetta nel febbraio del 1983 quando cioè la squadra del giornale pugliese, diretta dal Mister Giuseppe Giacovazzo, è passata dal difensivismo puro di Oronzo Valentini – tutti schierati davanti ai ‘pali’ di piazza del Gesù – ad un metodo di gioco più moderno: in difesa con la propensione all’attacco. In questa compagine, che miete innegabili successi, Giacovazzo interpreta il ruolo dell’attaccante di sfondamento.
Tuttavia qualcosa manca. Manca l’ironia, l’impertinenza. Manca quel guizzo di genialità che in una squadra, tanto per usare ancora la metafora calcistica, si traduce nell’attaccante di rapina.
Ed ecco Pillinini. Scoperto, catturato e lanciato subito in prima pagina – scrive Pietro Marino – con Pillinini la Gazzetta avvia un esperimento audace, un’iniziativa dirompente se la si colloca in una regione priva di cultura della satira e sullo sfondo di un giornale ‘paludato’.
Che l’esperimento fosse audace, non vi sono dubbi. Pillinini non è solo ‘impertinente’. Spesso e volentieri è anche ‘irriverente’. Ma la sua straordinaria capacità di sintesi, l’immediata lettura delle vignette e la sorprendente ampia ‘libertà’ di esprimere la sua ironia, ben presto lo rendono accettabile al ‘multicolore’ pubblico della Gazzetta. Giacovazzo, che attraverso i suoi ‘Flash’ ha introdotto la satira politica sulla Gazzetta, non gli pone ‘vincoli’ ideologici. Non era necessario. Pillinini sa perfettamente che non può ‘correre da solo’. La ‘misura’ è imposta dal giornale. La ‘gabbia’ è data dal contesto in cui è inserita la sua vignetta.
E ciononostante, Pillinini riesce ugualmente ad essere efficace, incisivo, pungente e aspro fino al limite del cinismo… senza però mai spingersi verso la cattiveria pura – scrive Giacovazzo – Pillinini è un fine umorista che riesce a cogliere le sproporzioni, ossia il seme nascosto dell’umana goffaggine, il principio stesso del ridere. La sua satira è un pizzicare senza ferire, un graffiare senza versamento.
Pacifista, ecologista, ambientalista – e perciò spesso corrosivo verso la classe politica di ogni schieramento – Nico ha un debole: proprio non gli riesce di ‘forzare il tratto’ con Sandro Pertini. Ed è qui che la sua satira diventa arte: in tutte le vignette dedicate al Capo dello Stato, e sono molte, perfino quando è ‘impertinente’ riesce a farti percepire che l’ha coccolato.
La simpatia è reciproca: ogni qualvolta la Gazzetta pubblica una vignetta sul Capo dello Stato arriva, immancabile, la telefonata: Qui è il Quirinale, il Presidente gradirebbe l’originale del disegno.
Naturalmente le notizie provenienti dall’Unione Sovietica sono una manna per i vignettisti e umoristi dei cosiddetti quotidiani della ‘reazione’. E i comunisti italiani, notoriamente privi del senso dell’ironia – ne sanno qualcosa quei quattro discoli di Tango, il settimanale umoristico dell’Unità, più volte censurati perché hanno avuto l’impudenza di fare dell’ironia anche sui leader del Partito – inondano di lettere di protesta le redazioni dei giornali reazionari. La politica, quella del PCI ovviamente, è una cosa seria.
Ma torniamo a Pillinini. Certo, nessuno ignora, e tantomeno l’Unità, il ‘nuovo corso’ di Gorbaciov. Ma da questo arrivare ad affermare che il leader sovietico si è spinto fino a pronunciare la parola ‘profitto’, la peggiore delle bestemmie per il popolo comunista, ne corre. E comunque, l’Unità non ne ha fatto parola. E tanto basta per quella ‘base’ ancora convinta che l’unica verità su quanto accade nel ‘paradiso dei lavoratori’ è quella scritta sugli organi del Partito. La solita propaganda insomma. La solita disinformazione e mistificazione dei capitalisti.
Ma le cose precipitano, le notizie si accavallano e quando a maggio i quotidiani di tutto il mondo scrivono che la Coca Cola, l’azienda simbolo dell’odiato capitalismo mondiale, ha varcato la ‘cortina di ferro’, ecco la vignetta ‘cinica’ e realistica di Nico Pillinini apparsa sulla Gazzetta del 30 giugno.
Due mesi dopo, Mosca ha già la sua prima pizzeria. Da questa agli spaghetti-house, ai fast-food, alle discoteche, al rock’nroll, all’apparire dei primi punk nella centralissima via Arbat della Capitale sovietica, il passo è breve... non ci sarà sviluppo nella trasformazione rivoluzionaria di tutte le sfere della nostra società – afferma Gorbaciov – senza un passo in avanti nella democrazia sostanziale.
E’ nato il consumismo.
di Nicola Mascellaro
sabato 26 luglio 2008
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