domenica 30 marzo 2014
CONDANNATO A VENTI ANNI.
Donna sfregiata con l’acido: 20 anni di carcere all’ex fidanzato di Lucia Annibali
Condannati a 14 anni il presunto esecutore materiale dell’aggressione, Rubin Talaban, albanese, e il suo connazionale Altistin Precetaj
sabato 29 marzo 2014
MORTO FRANCO BRUNA
LUTTO
E' ,morto il disegnatore e amico Franco Bruna
Firmò a lungo le caricature di politici, intellettuali, sportivi e stelle del mondo dello spettacolo su “La Stampa” e per tante altre testate sportive e satiriche.
È morto nella notte all’ospedale di Cuneo Franco Bruna, grafico, disegnatore, celebre soprattutto per la lunga collaborazione con il quotidiano “La Stampa”. Nato a Torino nel 1935, grafico di professione, pubblica la sua prima caricatura su Stampa Sera nel 1971. Da allora ha continuato a raccontare l’Italia e il mondo attraverso i personaggi visti, interpretati, caricaturizzati. Mai una cattiveria, ma un modo limpido per raccontare ottenendo sorrisi. A Franco Bruna è dedicata nell’ambito della sezione Eurohumor della edizione cuneese del sito web de La Stampa una personale che raccoglie 86 ritratti di scrittori, italiani e non, contemporanei o entrati nella storia.
Questa sera all’Ospedale Santa Croce di Cuneo, alle 18, verrà recitato il rosario. Oggi 29 marzo, alle 14,30, ci sono stati funerali Cuneo. LA FOTO SCATTATA DA ME NEL 2010 A FORTE DEI MARMI RITRAE LA FAMIGLIA BRUNA, FRANCO E' A CAPO TAVOLA CON LA CAMICIA A FIORI, R.I.P.
giovedì 27 marzo 2014
martedì 25 marzo 2014
lunedì 24 marzo 2014
70 ANNI FA IL MASSACRO DELLE FORZE ARDEATINE.
NELLA FOTO CON ME IL DOTTOR DE CAROLIS FIGLIO DI UGO DE CAROLIS MAGGIORE DEI CARABINIERI, AL QUALE SONO INTITOLATE LA CASERMA DELL'ARMA DI TARANTO, UN ISTITUTO SCOLASTICO TARENTINO E LA SCUOLA UFFICIALI A ROMA: MARTIRE DELLE FOSSE ARDEATINE. Il Capo dello Stato celebra il 70esimo anniversario dell'eccidio nazista. "Dobbiamo ricordare quello che abbiamo vissuto. Non si può giocare con queste posizioni che tendono a screditare il nostro patrimonio di lotta per la libertà".24 marzo 1944, 335 martiri
24 marzo 1944, 335 martiri
nella cava alle Fosse Ardeatine
Il mausoleo delle Fosse Ardeatine
Nell'eccidio delle Fosse Ardeatine morirono 335 italiani. Fu un'azione punitiva, la rappresaglia in seguito all'attacco dei partigiani alle truppe tedesche in via Rasella. Un massacro delle cui dimensioni ci si rese conto solo nel dopoguerra, quando furono recuperati e identificati i corpi delle vittime.
Il 23 marzo 1944, 17 partigiani fecero esplodere un ordigno in via Rasella, a Roma, mentre passava una colonna di militari tedeschi. Nell'attentato vennero uccisi 32 militari, mentre altri 10 soldati morirono nei giorni successivi. Nell'esplosione morirono anche due civili italiani. La sera del 23 marzo, il comandante della polizia e dei servizi di sicurezza tedeschi a Roma, il tenente colonnello delle SS Herbert Kappler, insieme al comandante delle forze armate della Wermacht di stanza nella capitale, il generale Kurt Malzer, disposero che l'azione di rappresaglia consistesse nella fucilazione di dieci italiani per ogni soldato tedesco ucciso, e suggerirono che le vittime venissero selezionate tra i condannati a morte detenuti nelle prigioni di Regina Coeli e via Tasso. Il generale Eberhard von Mackensen - la cui giurisdizione comprendeva anche Roma - approvò la proposta.
Il luogo scelto per l'esecuzione fu una cava di tufo dismessa sulla via Ardeatina, a un passo dalle catacombe cristiane. La cava fu ritenuta idonea per poter eseguire la rappresaglia in segreto ed essere utilizzata come fossa comune dove occultare i cadaveri.
Il numero dei prigionieri che erano già stati condannati a morte, però, non era sufficiente. Per questa ragione, i nazisti aggiunsero alla lista altri detenuti, molti dei quali arrestati per motivi politici, altri sospettati di aver preso parte ad azioni della Resistenza, 57 cittadini ebrei, molti dei quali erano detenuti nel carcere romano di Regina Coeli, ed alla fine anche alcuni civili fermati per caso nelle vie di Roma.
Il giorno seguente, agli ordini dei capitani delle SS Erich Priebke e Karl Hass, i camion caricarono tutti gli artestati, 335 e tutti uomini, e li portarono alle cave dove fu compiuto il massacro.
Il più anziano tra gli uccisi aveva poco più di settant'anni, il più giovane quindici. Quando le vittime vennero radunate all'interno delle cave, Priebke e Hass si accorsero che erano 335 anziché 330. Le SS però decisero che rilasciare quei 5 prigionieri avrebbe potuto compromettere la segretezza dell'azione e quindi decisero di ucciderli insieme agli altri. I prigionieri selezionati furono condotti all'interno delle grotte con le mani legate dietro la schiena. Già prima di raggiungere il luogo dell'esecuzione, Priebke e Hass avevano deciso di non utilizzare il metodo tradizionale del plotone di esecuzione; ai militari incaricati di far fuoco venne ordinato di occuparsi di una vittima alla volta e di sparare da distanza ravvicinata, in modo da risparmiare tempo e munizioni.
Gli ufficiali nazisti portarono quindi i prigionieri all'interno delle fosse, obbligandoli a disporsi in file di cinque legati tra loro e a inginocchiarsi; lì li uccisero uno a uno con un colpo alla nuca. Quando il massacro ebbe termine, Priebke e Hass ordinarono ai militari del genio di chiudere l'entrata delle fosse facendola saltare con l'esplosivo.
Qualcuno sentì le esplosioni, altri raccontarono di aver visto qualcosa: iniziò a diffondersi la voce dell'eccidio. L'unica informazione a riguardo arrivò da un trafiletto del Messaggero: "Il comando tedesco ha ordinato che per ogni tedesco ammazzato, 10 criminali comunisti badogliani verranno
fucilati. Quest'ordine è già stato eseguito".
Chi fossero le vittime e dove precisamente fossero seppellite non era dato sapere. Nei giorni e nei mesi successivi, però, i familiari di prigionieri scomparsi si recarono alle cave dove lasciarono fiori e messaggi dedicati ai loro cari, pur non avendo la certezza che fossero sepolti lì. Solo dopo la guerra le cave furono aperte e si potè procedere all'identificazione dei corpi delle vittime.
sabato 22 marzo 2014
venerdì 21 marzo 2014
giovedì 20 marzo 2014
RICORDARE MENNEA.
DOMANI 21 MARZO SI RICORDERA' A BARLETTA NELLA SALA PIETRO MENNEA ALLE ORE 17.00 CORSO VITTORIO EMANUELE, 49 AD UN ANNO DALLA MORTE DI MENNEA, IL GRANDE CAMPIONE. PER L'OCCASIONE MI E' STATA RICHIESTA UNA VIGNETTA CON CUI E' STATA REALIZZATA UNA CARTOLINA. PER I COLLEZIONISTI DI FRANCOBOLLI CI SARA' L'ANNULLO SPECIALE FILATELICO SULLA CARTOLINA.
martedì 18 marzo 2014
lunedì 17 marzo 2014
STEFANO ALDROVANDI.
CHI CONOSCE LA STORIA DI STEFANO ALDROVANDI, IL POVERO RAGAZZO MASSACRATO DI BOTTE E UCCISO DA QUATTRO POLIZIOTTI RICONOSCIUTI COLPEVOLI ( TRE ANNI E SEI MESI, DI CUI TRE ANNI ABBONATI, QUINDI SOLO SEI MESI HANNO SCONTATO ED ORA SONO DI NUOVO IN SERVIZIO LE BESTIE) DOPO UNA LUNGA LOTTA DA PARTE DELLA MAMMA E DEL PADRE PER RIUSCIRE A VENIRE A CAPO DELLA VERITA'. EBBENE C'E' UNA FIGLIA DI PUTTANA ANONIMA CHE HA SCRITTO QUESTA LETTERA A PATRIZIA MORETTI, MAMMA DEL POVERO RAGAZZO: Alla cattiveria, all'ignoranza, alla malafede, e alle menti criminali, non c'è mai limite.
Lino Aldovrandi (il papà).
Di Stefano Aldrovandi
Oggi è arrivata per posta una lettera indirizzata a mia mamma da una certa Luisa. Riporto alcuni stralci:
“Povera, povera donna, incompresa, inconsolabile nel suo grande dolore. Non credi che sarebbe opportuno aprire un processo a tuo carico? In tutto questo baillamme, la più colpevole sei tu che non hai saputo educare tuo figlio ... qualcosa non ha funzionato nella tua famiglia … continui a perseguitare quegli uomini che secondo te, hanno inveito così fortemente contro questo povero ragazzo … bravi i suoi amici, pure loro drogati … io mi sono premurata di telefonare ai miei amici e parenti di Milano e Roma, per dire che Ferrara Bene, la pensa in modo diverso e sa che donna sei … hai scritto persino a Renzi, con tutti i problemi gravi dell'Italia figurati se pensa a una donnetta di provincia come te … ti ho vista 3 anni fa, eri sulla bicicletta sorridente e allegra. Ho guardato quella pazza capigliatura, non adatta ad una donna in perenne lutto … ti nascondi dietro l'immagine di tuo figlio per lucrare denaro … ora molti ti accontentano per toglierti di mezzo, perchè ormai hai stancato tutti … il 15 febbraio ho notato un carro di carnevale, è stato terribile, hai sfruttato una carnevalata per porre l'accento su tuo figlio!! Al seguito c'era una folla di scalmanati, ragazzi delle brutte curve degli stadi … noi mamme buone e brave che abbiamo saputo crescere bene i nostri figli, ci rivolgeremo al nuovo prefetto per esprimere la nostra opinione. Ci rivolgeremo pure al Vescovo per dire che c'è una donna dall'animo vendicativo che non conosce il perdono, gli chiederemo di pregare per te. Spero che tu rinsavisca … ti auguro di diventare buona”
non vorrei dare importanza a persone di questo tipo, ma voglio cogliere l'occasione per dire la mia. In quanto figlio sono l'unico che possa effettivamente avere un'opinione su Patrizia Moretti come mamma. Io Stefano Aldrovandi sono fiero, orgoglioso e felice di avere una mamma così, sotto ogni aspetto (capelli compresi), non poteva capitarmi una mamma migliore. Se Federico non fosse stato ucciso da 4 poveri perseguitati la penserebbe esattamente come me. E sono anche fiero degli amici di mio fratello, persone splendide dotate di onore e rispetto per l'amicizia e la giustizia. E un ringraziamento va alle brutte curve degli stadi che hanno dimostrato una sensibilità alla vita maggiore di quelle (spero poche) “mamme buone e brave” incancrenite nella loro ignoranza.
sabato 15 marzo 2014
giovedì 13 marzo 2014
mercoledì 12 marzo 2014
martedì 11 marzo 2014
sabato 8 marzo 2014
venerdì 7 marzo 2014
giovedì 6 marzo 2014
martedì 4 marzo 2014
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